Cenni Storici

I reperti archeologici ritrovati nella Buca di Castelvetere confermano la presenza dell’uomo sul territorio fin dal IV secolo prima di Cristo. La zona fu terra dei Liguri, poi dei Romani e quindi dei Longobardi. Dopo il 1000 i Lucchesi controllarono il territorio fino al Rinascimento quando subentrarono gli Estensi. Il torrente Turrite Cava segnava il confine tra la Repubblica di Lucca e il Ducato di Modena, sul lato di un ponte di grande valore storico e artistico, ancora in opera, si trovava l’edificio della dogana.

I primi documenti che fanno riferimento a Fabbriche di Vallico risalgono al X secolo, ma che sia stata una zona abitata in epoche antichissime è confermato dal fatto che nella Buca di Castelvenere sono stati ritrovati reperti archeologici risalenti al IV-V sec. A.C. Sappiamo che questo territorio fu colonizzato dai Liguri Apuani e poi conquistato dai Romani e, infine, dai Longobardi.

Fabbriche di Vallico ebbe origine da un convento di agostiniani romiti, l’eremo di San Giorgio e Galgano a Vallebona, fondato nel 1214 sui terreni donati dalla comunità di Trassilico. Dominio dei Rolandinghi e dei Porcaresi, nel 1347 la comunità venne inserita nella vicaria lucchese di Gallicano, di cui seguì successivamente le vicende storiche, prima sotto gli Estensi (1430-1451), poi sotto Lucca e infine, dal 1847, di nuovo con gli Estensi

I primi insediamenti umani nel territorio di Vergemoli, come testimoniano i reperti archeologici risalgono all’Eneolitico ed all’Età del Bronzo.
Nella “Buca delle Fate” vicino alla frazione di Calomini furono rinvenute nel 1977 ossa umane di almeno 28 individui insieme a diverse cuspidi di freccia, un punteruolo, sei Dentalium ed altri frammenti fittili.
Reperti di minor rilievo furono invece ritrovati presso la “grotta dell’Anello” lungo la strada che conduce a Fornovolasco.
Successivamente i romani ed i liguri frequentare ed abitarono la zona come dimostrano diversi reperti fittili rinvenuti sul Monte Forato insieme a frammenti di anfore romane.
Inoltre si suppone che, sempre i romani, scelsero la zona dove ora sorge Trassilico, come cimitero, tesi avvalorata dal ritrovamento di una lastra di arenaria dopo il cedimento di un muro nel 1998, che arrecava incisioni di funebri per un bambino, Propensus, e che indica l’origine paleocristiana dell’epigrafe.L‘inizio del Medioevo permette ricerche storiche più dettagliate e sicure secondo quanto riportato negli archivi della Chiesa.
La Garfagnana era soggetta ecclesiasticamente a Lucca e nei vari allivellamenti documentati si ritrovano notizie di Vergemoli, centro abitato esistente già nel 996 e si suppone esistente anche la chiesa parrocchiale, così come Calomini che alcuni documenti identificano esistente nel 1105.
Della chiesa parrocchiale del capoluogo, intitolata oggi ai santi Quirico e Giulitta, si trovano notizie, con il solo nome di santo Quirico, in manoscritti risalenti al tredicesimo secolo come struttura già esistente tanto che viene riportato nel censimento il numero romano settantacinque per cui gli studiosi non si trovano ancora d’accordo se esso significasse il numero dell’estimo oppure la tassa pagata per sovvenzionare la settima crociata.
L‘importanza della chiesa dei santi Quirico e Giulitta viene sottolineata nel tempo come nel 1724 in cui una Bolla vescovile sottoscritta dal Cancelliere Andrea Rinaldi relativa all’Oratorio presente nel capoluogo e dedicato a Sant’Antonio da Padova, aperto in quel periodo, venne assoggettato da una serie di vincoli preposti a favore della chiesa parrocchiale: qui si doveva principalmente celebrare la messa e sempre qui si dovevano amministrare i sacramenti.

Della vicina frazione di Fornovolasco, invece, troviamo notizie contrattazioni risalenti al 1284 ed al 1308 con cui si scopre che nella zona c’era un’intensa estrazione ferrosa ed attività di fusione e lavorazione del materiale da cui probabilmente il nome Forno de Volascho per cui una credenza popolare vuole che legato al nome di un certo conte Volasco di Brescia.Nel quindicesimo secolo Fornovolasco, Vergemoli e Calomini passano dalla dominazione lucchese a quella Estense che investì massicciamente nelle miniere di ferro delle Apuane, lo stesso Duca Ercole I si recò personalmente sul posto ispezionando gli opifici di Fornovolasco volendo rinnovare le munizioni dell’artiglieria con l’intenzione di sostituire le pietre da bombarda con palle metalliche cui diede incarico ai maestri forgiatori della frazione e richiamando nella zona molti lavorati bresciani e bergamaschi che la credenza vuole fondatori del centro abitato.
Il Duca apportò una radicale innovazione delle strutture e delle tecniche estrattive il cui incarico venne affidato al maestro Iacomo Tacchetti da Gerla di Valtellina esperto progettista e realizzatore di simili edifici nel ducato di Milano.

In Vergemoli è presente Palazzo Roni, abitazione signorile di enorme pregio risalente al secolo proprio al sedicesimo ed appartenente alla famiglia Roni, arricchitasi con il monopolio delle miniere di ferro.Questo Palazzo oltre ad essere un edificio di enorme pregio e valore storico si trova nelle vicinanze della chiesa parrocchiale probabilmente a suffragio dell’importanza che quest’ultima aveva all’interno del territorio.Doveroso ricordare inoltre la nomina di Ludovico Ariosto nel 1522 come Governatore della Garfagnana che, dopo una visita alle miniere di Fornovolasco così scrisse:

Lo scoglio, ove il sospetto fa soggiorno,
alto dal mare da seicento braccia,
di ruinose balze cinto intorno,
e da ogni parte il cader moinaccia:
il più stretto sentier, che guida al Forno,
là dove il Garfagnin il ferro caccia,
La via Flamminia, ed Appia nomar voglio,
che passa verso il mar, va su lo Scolgio.

Negli anni le miniere di ferro sono state più volte recuperate ammodernizzate e ristrutturate, sono stati creati nuovi forni nella zona come in Trombacco ed al Trimpello e documenti attestano che l’attività estrattiva è continuata fino almeno agli anni venti del secolo appena trascorso.
Si può quindi affermare che Fornovolasco ha sempre avuto una posizione di rilievo per la sua ricchezza di materia prima ma che il centro abitato che ne ha sempre tratto maggior prestigio è stato Vergemoli perché qui presente la chiesa di maggior importanza come si legge in uno scritto di Sigesmondo Bertacchi:

[…] Vergemoli, […] ha chiesa curata sotto il titolo di San Chierico; puole avere di rendita da scudi 200.
Fa anime 300 e fuochi d’estimo 3.3, tre quarti per li quali soldati 15.
[…] Fornovolasco, […] è ben piccolo essendo solo un fuoco e mezzo d’estimo per il quale dà sei soldati.
Ha Chiesa curata sotto il titolo di San Francesco; è Chiesa povera, che non ha scudi 60 d’entrata.
Tali genti et hanno seguitato a lavorar ferro e di continuo tutti ne hanno la professione, e vi sono molti edifici di tale arte.Nel 1801 Vergemoli divenne Comune autonomo, poco prima che la Garfagnana, nel 1805, venisse assegnata ed Elisa Baiocchi, sorella di Napoleone Bonaparte, fino al 1815 anno in cui passò al ramo asburgico della famiglia estense.
Con la proclamazione del Regno d’Italia nel 1860 vergemoli e tutta la Garfagnana vennero annesse alla provincia di Massa e Carrara e nel 1923 a quella di Lucca.